Head of HR & Organization
Il 2020 è stato un anno di sfide sotto tutti i punti di vista.
Un periodo di grandi cambiamenti e accelerazioni, dove il mondo del lavoro ha rappresentato uno degli esempi più emblematici di trasformazione o se vogliamo di accelerazione verso un futuro che si è fatto più prossimo, vicino.
Quando è scoppiata la pandemia, in poche ore abbiamo attivato lo smart working per tutti gli illimiters. Il lavoro agile, in cui credevo e credo profondamente, era già previsto per un giorno alla settimana. Complice la nostra architettura fully digital e fully on cloud che permette la normale operatività anche da remoto: il passaggio è stato fluido e immediato.
Oggi dopo 18 mesi, abbiamo imparato che lavorare in modo versatile senza vincoli è il nostro nuovo modo di lavorare, ragionando sempre più in termini di fiducia, responsabilità e obiettivi con la consapevolezza che il lavoro, ovunque venga svolto, ha lo stesso valore. Abbiamo anche compreso quanto il confronto dal vivo, il trovarsi assieme, sia imprescindibile per stimolare la formazione, la creatività e l’innovazione. Queste conclusioni sono state raggiunte insieme, tramite l’ascolto e il dialogo con tutti gli illimiters.
In vista del ritorno al new normal, abbiamo lanciato un questionario interno per riflettere sulle opportunità del nostro modello di lavoro e passare così all’azione. È nato così illimity w.o.w. (way of working), il progetto co-disegnato con gli stessi illimiters che permette di lavorare per metà in ufficio e per metà altrove, non necessariamente a casa, combinando libertà individuale e responsabilità condivisa. La tecnologia, in questo nuovo modo di concepire il lavoro, svolge un ruolo fondamentale. Per questo abbiamo sviluppato internamente un’App per prenotare la scrivania e, in un secondo momento, le sale riunioni e i parcheggi vicino all’ufficio, trasformando la struttura stessa della banca in uno spazio di co-working. Con illimity w.o.w., infatti, siamo passati dalla logica della “mia” scrivania a quella di un ufficio in cui la propria postazione è dinamica e mette a contatto fra di loro illimiters di diverse aree e divisioni, facilitando la contaminazione e incentivando ancora di più l’innovazione.
Il nostro è un modello che evolve verso il “come” rispetto al “dove”, con spazi per il lavoro e la socialità ibridi che creano nuove abitudini e ne cambiano delle altre costituendo i presupposti per una maggiore centralità dei manager come coach nella guida e sviluppo degli illimiters ed orchestratori di performance superiori e sostenibili nel tempo, attraverso il potenziamento e diffusione di life skills come fiducia, empatia ed esemplarità. Non ci può essere leadership di qualità senza una followership di pari valore e, aggiungerei, di pari valori.
Citando Mary Parker Follett: “Leader e followers seguono entrambi il leader invisibile – il purpose. I migliori manager mettono chiaramente il purpose davanti agli interessi del gruppo. Mentre la leadership dipende dalla profondità della convinzione e dal potere che ne deriva, altrettanto importante è la capacità di condividere questa convinzione con gli altri, rendendo il purpose articolato. Così il purpose diventa leader”.
Penso che ormai sarà impossibile, tornare indietro. Dello smart working resterà sicuramente una mentalità più aperta e flessibile, ma sta alle aziende compiere il prossimo passo cercando di ragionare in termini inclusivi di “e/e” piuttosto che in termini antitetici “o/o”.
Tra vent’anni immagino scenari nei quali i lavoratori si autoassegneranno tasks e obiettivi, ma sarà una loro scelta decidere come e con chi raggiungerli e soprattutto dove lavorare.
Con illimity w.o.w. vogliamo promuovere un modello che coniughi presenza e prossimità, all’interno di un ecosistema più ampio basato sui valori di libertà, innovazione e responsabilità.
Ho sempre pensato che qualsiasi organizzazione funzioni al meglio quando chi ne è parte si senta attore protagonista ed è anche per questo che, prima di varare ognuna di queste iniziative, ci siamo sempre rivolti agli illimiters, chiedendo quali misure ritenessero prioritarie.
Perché per migliorare e migliorarsi bisogna agire collettivamente.