24 ottobre 2023

Merito creditizio, la tua PMI vuole un finanziamento?

Quando si parla di merito creditizio il più delle volte non si considerano parametri essenziali che giocano a favore delle PMI, le quali risultano così svantaggiate rispetto alla possibilità di ottenere prestiti e finanziamenti. Eppure, più spesso di quanto si pensi, le piccole e medie imprese italiane dispongono di tutti i titoli per accedere alle risorse messe a disposizione dalle banche.

Perché le imprese non giocano bene le proprie carte in fatto di merito creditizio

Il merito creditizio, o credit score, è utilizzato dagli istituti finanziari per valutare l'affidabilità di un soggetto che richiede un prestito. In generale, l'indicatore incorpora una serie di coefficienti che consentono di misurare il rischio di insolvenza dell'interlocutore: si può così stabilire prima di tutto se è possibile avviare l'operazione in funzione dei requisiti previsti dalle strutture interne di risk management e, in secondo luogo, si pongono le basi per determinare le condizioni economiche applicabili al finanziamento.

Il problema è che troppo di frequente si approccia il tema del merito creditizio come se si trattasse di un elemento monodimensionale, e imprescindibilmente vincolato alle caratteristiche dell'azienda. Naturalmente, i fondamentali economici contano, ma in realtà molto dipende dalle finalità del finanziamento, oltre che dal tipo di strumento a cui sceglie di indirizzarsi un'organizzazione.

Sono due i fattori che, tendenzialmente, limitano in Italia lo sviluppo di un corretto rapporto col proprio merito creditizio. Il primo è strutturale: l'imprenditore medio non possiede grandi competenze finanziarie e non ha maturato dimestichezza con i meccanismi che regolano prestiti e finanziamenti. Il che lo porta spesso a orientarsi verso strumenti e offerte che non corrispondono alle reali necessità del business. L'accademia insegna che dovrebbe esserci invece una stretta correlazione tra una tipologia di finanziamento e la necessità che questa andrà a soddisfare: richiedere per esempio un prestito a lungo termine per l'acquisto di un macchinario ha senso, ma la stessa operazione è del tutto ingiustificata quando i fondi occorrono per entrare in possesso delle materie prime necessarie a sostenere il ciclo produttivo di una sola stagione.

Il secondo elemento ha a che fare con la contingenza: usciamo da un lungo periodo in cui il costo del denaro è rimasto vicino allo zero, e ora che i tassi di interesse si muovono di nuovo rapidamente, diventa ancora più difficile orientarsi tra le proposte presenti sul mercato. Il che porta ad allontanarsi da operazioni considerate troppo rischiose e a privilegiare strumenti più stabili, ma di fatto meno in linea con le effettive dinamiche della crescita e della posizione patrimoniale dell'azienda.

Gli strumenti messi a disposizione dalle banche per valorizzare il merito creditizio

Le banche più evolute hanno colto le potenziali implicazioni di questa impasse, e stanno per questo sviluppando nuovi prodotti che puntano a mitigare il rischio dei prodotti finanziari che grava sui clienti finali. Si tratta soprattutto di soluzioni mutuate dal mondo dell'investment banking che permettono di inquadrare meglio e valorizzare il merito creditizio dell’impresa. Un esempio è costituito dall'offerta di prodotti zero cost collar.

Sostanzialmente, il cliente che accede a un prodotto di questo tipo, stipula con l'istituto un contratto per cui, pur non pagando un tasso fisso, limita l'oscillazione del costo del denaro in un binario. Se i tassi si muovono verso l'alto, l'azienda paga subisce la variazione del costo del denaro solo fino a una certa soglia, il resto è appannaggio della banca. Se, al contrario, scendono, il cliente beneficia di tale discesa fino al raggiungimento di una certa soglia.

I prodotti zero cost collar non sono l'unica opzione disponibile per le imprese che puntano a valorizzare il proprio merito creditizio: in alternativa, si può ricorrere all'attivazione di servizi assicurativi ad hoc a corredo di operazioni considerate particolarmente rischiose, o di conti correnti a misura di impresa che mettano a disposizione del cliente un numero di operazioni, possibilmente di tipo committed (ovvero finalizzate a precisi target aziendali), prestabilite.

Superare l'incertezza, del resto, vuol dire coltivare la cultura dell'adattabilità: l'imprenditoria italiana ha dimostrato in questo senso un'enorme capacità di sviluppare resilienza anche in situazioni imprevedibili come quelle scatenate dalla pandemia. Ora tocca alle banche fare la propria parte, governando le leve finanziarie per diminuire, per quanto possibile, l'incertezza.

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