11 luglio 2022
Capitale Circolante Netto: Cos'è?
Capitale circolante netto e gestione d’impresa
Il concetto di capitale circolante netto è molto importante, perché è uno degli indicatori dello stato di salute di un’impresa. È quello a cui guardano i finanziatori perché il capitale circolante netto indica la capacità di un’azienda di soddisfare tutte le sue obbligazioni nel breve termine, se si trova in equilibrio patrimoniale. Se è positivo, infatti, costituisce una sorta di garanzia per il rimborso dei prestiti, dimostrando che l’azienda è in grado, attraverso i suoi crediti e con la vendita delle scorte di magazzino, di fare fronte agli impegni di breve termine, quali ad esempio pagare i fornitori, le banche ed altri debiti correnti, con la liquidità immediata e differita (cassa, crediti e magazzino). Se è negativo non significa che l’impresa sta fallendo, ma che nel breve periodo non potrebbe rispettare i suoi obblighi. Venendo alla definizione tecnica di cos’è il capitale circolante netto possiamo dire che rappresenta la differenza tra le attività correnti e le passività correnti rappresentate nello stato patrimoniale. È spesso definito anche come capitale operativo oppure con l’acronimo di CCN mentre nella denominazione inglese è NWC, ovvero Net Working Capital.
Attività correnti e passività correnti
Per capire cos’è il capitale circolante netto è importante approfondire la definizione di attività correnti e passività correnti. La semplice definizione, infatti, non chiarisce le dinamiche connesse ai flussi di cassa, confondendo elementi operativi (rimanenze, fornitori) con elementi finanziari (cassa, debiti verso banche, sconti fatture).
Nelle attività correnti sono compresi i crediti verso i clienti, le rimanenze finali, la cassa, i ratei e i risconti attivi. Volendo semplificare è quella massa di denaro che è già a disposizione o potenzialmente in cassa e attività di breve durata, che nell’arco dell’esercizio ruotano anche più volte.
Le passività correnti comprendono i debiti verso fornitori, i debiti di natura operativa, i ratei e risconti passivi. Quindi si tratta di tutto il denaro che è già uscito o deve uscire dalla cassa e che rappresenta forme di indebitamento a breve, spesso indispensabili per tenere in vita l’operatività aziendale, come nel caso di fidi bancari, debiti verso fornitori.
Mentre per le passività è più facile calcolare la componente a breve compresa nei debiti, per l’attivo è più complesso. Occorre un’analisi dell’esigibilità dei crediti, i quali se scaduti vanno svalutati o spostati (riclassificati) nel medio lungo sulla base di accordi scritti. Inoltre, nell’attivo circolante bisogna valutare anche il magazzino e capire quando effettivamente si potrà trasformare in liquidità.
Nelle attività correnti sono compresi i crediti verso i clienti, le rimanenze finali, la cassa, i ratei e i risconti attivi. Volendo semplificare è quella massa di denaro che è già a disposizione o potenzialmente in cassa e attività di breve durata, che nell’arco dell’esercizio ruotano anche più volte.
Le passività correnti comprendono i debiti verso fornitori, i debiti di natura operativa, i ratei e risconti passivi. Quindi si tratta di tutto il denaro che è già uscito o deve uscire dalla cassa e che rappresenta forme di indebitamento a breve, spesso indispensabili per tenere in vita l’operatività aziendale, come nel caso di fidi bancari, debiti verso fornitori.
Mentre per le passività è più facile calcolare la componente a breve compresa nei debiti, per l’attivo è più complesso. Occorre un’analisi dell’esigibilità dei crediti, i quali se scaduti vanno svalutati o spostati (riclassificati) nel medio lungo sulla base di accordi scritti. Inoltre, nell’attivo circolante bisogna valutare anche il magazzino e capire quando effettivamente si potrà trasformare in liquidità.
Capitale circolante netto e flussi di cassa
Il capitale circolante netto assume un ruolo centrale nell’analisi dei flussi di cassa, ovvero la ricostruzione dei flussi monetari e la differenza tra tutte le entrate e le uscite monetarie di un’azienda o di un progetto nell’arco di un determinato periodo. La variazione del CCN, definito nella terminologia finanziaria come la variazione del capitale circolante o “change in working capital”, determina l’assorbimento o il rilascio di risorse finanziarie. Ci possono essere diverse ragioni che causano il peggioramento del circolante e l’assorbimento di liquidità e impattano su diverse linee dell’azienda, dal commerciale al buyer, fino alla produzione. Se non viene effettuato periodicamente un rendiconto finanziario si rischia di accorgersi troppo tardi degli squilibri nel capitale circolante. Tra i motivi che influiscono negativamente ci sono:
le concessioni fatte ai clienti per incassare le fatture con termini dilazionati;
la crescita del fatturato che comporta nuovi clienti, nuove dilazioni, l’aumento del magazzino che assorbe liquidità;
l’aumento del magazzino per la stagionalità di alcuni settori o l’instabilità delle forniture;
il saldo in acconto o con tempistiche brevi per pagare alcuni fornitori.
Il controllo della dinamica del capitale operativo è, quindi, un elemento critico della gestione di un’azienda e, soprattutto nella fase di avvio, alcune imprese vanno incontro alla bancarotta proprio a causa dell'eccessiva dimensione del capitale operativo rispetto alle proprie capacità di finanziamento.
Capitale circolante lordo
Avendo approfondito cos’è il capitale circolante netto e cosa indica, conviene fare un accenno al capitale circolante lordo. L’aggettivo “lordo” in questo caso non si riferisce ad un calcolo ma precisa che non è dettato dei debiti a breve termine. Si tratta della somma di liquidità immediate, liquidità differite e disponibilità dell’attivo patrimoniale a breve termine.